fondazione aligi sassu

Vi è un giorno in cui una figura, un uomo come il CHE', che è stato assassinato, mi si presenta integro nella sua gloria che testimonia della libertà dello spirito, nel suo martirio per gli altri uomini: e per questo la sua figura è vera. Esce dalla selva, dal buio verdastro del sottobosco, per finire su di un telo grigio, su un lavatoio. E l'artista porta il dono della misericordia dopo tanta lotta e tanta gloria. Ma che vale la pittura, mi domando, se un uomo è morto per gli altri uomini? Non posso sopportare la retorica dei dittatori e dei padroni. Oggi ancora e domani bisogna dire qualcosa per chi ha scelto una vita breve: […] Il simbolo di milioni d'esseri umani umiliati e offesi. Può l'artista in nome di non so quale "autonomia spirituale" estraniarsi da queste speranze, da questa fede? Non partecipare con l'immagine a tanta speranza, non dare a questa memoria un disegno concreto, che sia poesia del colore e degli spazi, delle forme e della luce? Dare un viso a questo fantasma che è l'incarnazione di milioni di uomini. La mia coscienza ancora una volta ne è stata toccata. Come per I Martiri di Piazzale Loreto. CHE' che hai combattuto gli infami, gli scrocconi, la falsità perché eri un uomo vero. Oggi sei come Cristo disteso. Spero che la tua immagine, per il poco che potrà servire sia anch'essa una testimonianza contro la peggiore lebbra dell'uomo, la tirannia e l'oppressione. (Aligi Sassu,1968)